Quando i notiziari annunciano la morte di un Papa, decretano un momento di particolare cordoglio non solo per la Chiesa – che perde il suo punto di riferimento – ma per tutti i credenti, sparsi nel mondo, cui vita è devota al cattolicesimo e alla figura della Papa.
Per questo, si tratta di un momento particolare che richiede l’esecuzione di importanti riti e cerimonie che precedono e seguono il funerale, con il proposito di voler onorare il Pontefice.
La procedura dopo la morte del Papa
Quando il Papa giunge al giorno del suo decesso, comincia un rito religioso che serve ad annunciare, al mondo intero, la sua morte:
Il camerlengo – il cardinale che prende possesso dei palazzi apostolici dopo la morte del pontefice, vegliando sulla sicurezza e sull’ordine del conclave, – ha il compito, insieme al cancelliere della Camera Apostolica, di dover rimuovere e distruggere l’anello del Pescatore, consegnato al Papa durante la messa di inizio del Pontificato. Successivamente, deve battere con un martelletto la fronte del papa, nominando il suo nome di battesimo per tre volte. A questo punto, può comunicare l’avvenuto decesso al cardinal vicario di Roma.
Il cardinal vicario di Roma ha, poi, il compito di applicare l’estrema unzione sul corpo del Pontefice e diffondere ufficialmente la notizia del decesso: quest’ultima, decretata con una notifica, verrà seguita dalle campane di San Pietro che suoneranno con specifici rintocchi.
Il corpo del Papa viene, successivamente, trasportato nella Cappella Sistina – da una lunga processione di cardinali e altre personalità importanti del Vaticano – dove verrà imbalsamato e vestito con abiti di seta bianchi, il pallio (il telo bianco con cinque croci nere intorno al collo riservato a determinati chierici), la mitra bianca sul capo e la casula, un mantello rosso che si usa per la messa.
Imbalsamazione del Papa
In antichità, era di tradizione imbalsamare il corpo del Papa con una procedura molto invasiva. Di fatti, il corpo veniva aperto dal medico chirurgo che esportava gli organi interni per conservarli in speciali urne. Per secoli, i precordi – ovvero, gli organi interni conservati – sono stati preservati all’interno della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio presso piazza Fontana di Trevi.
Attualmente, invece, la procedura di imbalsamazione non presenta più procedimenti così invasivi, bensì tratta di una preparazione del corpo che serve per mantenerlo in buono stato conservativo duranti i giorni dell’esposizione della salma al pubblico.
Cos’è la tanatoprassi: tecnica usata per imbalsamare Benedetto XVI
Sono giorni che la comunità cattolica, ma anche il mondo intero, si ritrova catapultato in un doloroso cordoglio e piange la morte di Benedetto XVI.
Il corpo di Ratzinger, il Papa emerito che si è spento all’età di 95 anni il 31 dicembre 2022, è stato esposto alla camera ardente presso la Basilica di San Pietro lo scorso 2 gennaio, dove resterà fino a oggi, 5 gennaio, il giorno del funerale.
Cos’è la tanatoprassi? è la tecnica che è stata utilizzata per imbalsamare il Papa. Intesa anche come imbalsamazione temporanea, permette di preservare l’aspetto del defunto per alcune settimane, al fine di favorire l’esposizione pubblica.
Di fatti, l’INIT (Istituto Nazionale italiano di tanatoprassi) sottolinea il fatto di non dover confonderla con l’imbalsamazione permanente perché si tratta di un’imbalsamazione temporanea che garantisce la conservazione del copro per 10-15 giorni in qualsiasi tipo di ambiente.
Sul portale dell’Istituto, viene specificato che si tratta di un trattamento ‘post-mortem’ per la conservazione igienica del corpo dopo la morte. Si basa su un’iniezione nel sistema arterioso di un fluido conservante e da una serie di cure estetiche che servono a conservare l’immagine integra del defunto nel miglior modo possibile.
Ci viene, poi, spiegato che la tanatoprassi permette, infine, la possibilità di poter cremare il corpo del defunto e convertirlo in ‘polvere’ nel giro di 10 giorni.